Ci siamo quasi! Tra pochissimi giorni ‘The Hobbit – An Unexpected Journey’ arriverà nei cinema di tutto il mondo per la gioia dei fan e l’interesse di coloro che hanno apprezzato la Trilogia Jacksoniana su ‘The Lord of the Rings’! Io sono tra i fan. L’avrò sicuramente detto tantissime volte, ma mi sono avvicinato al capolavoro dello scrittore inglese proprio grazie alla visione de ‘The Fellowship of the Ring’ di Peter Jackson e lo ringrazio molto, perché è stato proprio il clima e l’atmosfera di quel film a spingermi alla lettura della storia originale. Ora mi trovo però nella situazione opposta, quella di dover giudicare il suo film su una storia che conosco abbastanza bene. E’ una situazione decisamente strana.
Ripongo molta fiducia dopo il trattamento riservato dal regista neozelandese alla trilogia. Però qualche dubbio inizia ad infilarsi nei miei pensieri… questa storia di dividere il racconto in 3 film ad esempio, non la mando giu perché è proprio quel genere di operazione che trasforma un’opera d’arte in una mera occasione di incasso. Jackson ha affermato di aver girato scene a sufficienza per tre film e che era un peccato lasciarle così, inutilizzate. Capisco l’investimento, ma questo gioverà veramente ai film che vedremo in sala?
Facendo due conti, no. Lo Hobbit è una storiella raccontata in 300 pagine. E’ più corto de ‘La Compagnia dell’Anello’, che è un terzo circa de ‘Il Signore degli Anelli’. Dedicare ben 3 pellicole ad una storia così breve è esagerato. Anche perché 3 film sono giusti per ‘Il Signore degli Anelli’. La storia dei tre film non mi è piaciuta e man mano che leggo le recensioni pubblicate sul web vedo confermati i miei timori. Molti recensori lamentano il fatto che il film stenti a decollare e che la Cerca di Erebor parta solo dopo un’ora di film. Sarà la gioia dei fan vedere i primi capitoli del libro tradotti alla lettera. Gioirò anche io, sicuramente. Ma il ritmo del film ne risentirà enormemente, per dirne una. Insomma, sono un fan, ma tengo anche alla realizzazione di un ottimo film. Jackson in questo caso invece pare assorbito dalla voglia di accontentare i fan, di qui l’idea di inserire quanto più girato possibile.
Un buon film non è necessariamente infinito, in altre parole. Capisco che il fan medio mi dirà ‘più c’è, meglio è’, ma questa non è una serie tv in più puntate. Ci sono considerazioni oggettive da dover fare: parliamo di un film, una forma di comunicazione che ha le sue regole. Regole diverse da quelle di un libro.
Al di la della mossa commerciale, quindi, non credo sia stato saggio dividere Lo Hobbit in 3 film. Gli eccessi del regista gli sono già costati stroncature importanti, come nel caso di ‘King Kong’, film lunghissimo che si perde in estenuanti fughe e scene d’azione che risultano posticce nonché noiose. Con Lo Hobbit si corre lo stesso rischio? Forse si, forse no, dipende tutto dal fanbase. Qualcosa mi dice che i fan lo adoreranno comunque, mentre i puristi del libro e coloro che non conoscono la storia invece lo bocceranno, chi totalmente chi parzialmente. E’ possibile prevedere un andamento del genere perché il leimotif delle recensioni lette sino ad ora è uno e solo uno: il film è eccessivamente lungo e abusa di effetti speciali.
Pensandoci, in mancanza di storia, in mancanza di aggiunte, l’unico modo che 100 pagine di libro hanno per raggiungere le due ore e mezzo di film è proprio quello di essere annacquate con scene d’azione allungate e aggiunte originali operate dagli sceneggiatori. Tutto questo, ovviamente, potrebbe non funzionare. Chi ha adorato ‘King Kong’ non si fa problemi. Chi, come me, in quell’occasione ha sbuffato – annoiato -, qualche problema se lo pone.
Speriamo in bene. Mancano 4 giorni!
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Jackson è un appassionato di Tolkien, ma è anche uno che di cinema se ne intende un minimo, quindi, anche avendo a disposizione 3 film, non si abbandonò all’errore che farebbe qualunque fan nelle stesse condizioni: tradurre parola per parola il libro in immagini. Cominciò a tagliare qua e là le parti più pesanti, noiose e inutili, ciao ciao Tom Bombadil; segò via alcuni personaggi che apparivano per poche pagine e che non sarebbero serviti ad altro, ciao ciao Glorfindel; e rimaneggiò le cose in modo che funzionassero sullo schermo.
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Sicuro che se ne intende di cinema. Ha il solo ‘difettuccio’ di non sapersi trattenere quando ha a disposizione delle cifre importanti. Per la trilogia aveva 100 milioni di dollari per ognuno dei tre film, una cifra non bassa, ma sicuramente non altissima. E infatti è stato un genio nella gestione del budget, ha creato cose assurde e la Weta è diventata famosa proprio per quello. Con questo Hobbit ha avuto per mano la bellezza di 500 milioni di dollari, solo perché chi ha finanziato il progetto ha dato un’occhiata ai risultati della trilogia (da urlo). Con King Kong Jackson si abbandonò a delle esagerazioni gratuite. Fortunatamente qui si è trattenuto, però tutto quel digitale… Si poteva evitare. Certo, dirai, ha voluto fare tutto in digitale perché ha scelto il 48 fps per le riprese e il make-up degli orchi sarebbe stato troppo visibile… però è anche vero che la CG tradisce un pò troppo in questo film.
Per fortuna è un appassionato di Tolkien, altrimenti veniva fuori un colabrodo. Certo, quello che ho letto nell’ultima settimana non mi fa stare sicuro per il secondo film – a quanto pare è stata inserita un’idea assurda che non esiste negli scritti di Tolkien – però sono fiducioso.
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