Ok, forse chiamarla recensione è un tantino esagerato. Non sono un recensore ma provo a recensire questo film dall’alto della mia ignoranza in materia di cinema.

Prima di tutto una premessa. Per giudicare questo film, come al solito, si deve mettere sul piatto della bilancia il meglio che Bay abbia mai realizzato per la serie, ossia il lavoro con il primo film, Transformers (2007). Allargando il giudizio al genere di fantascienza è ovvio che questo Dark of the Moon affonda inesorabilmente verso il fondo della classifica dei migliori film di sempre. Ma perché mettere sullo stesso piatto dei film pensati per essere sorpredenti sul livello della narrazione con un film pensato per soprendere dal punto di vista dello  spettacolo? Dark of the Moon, al pari di Revenge of the Fallen, presenta un mucchio di carachter robotici, ma in questo caso la presenza di così tante comparse robotiche non da fastidio, perché si riesce ad evitare la fatidica domanda “Chi è questo?” e “Da dove spunta fuori?”. Lo spettacolo è assicurato  come nel caso di Revenge of the Fallen. Eppure il film è decisamente migliore, per buona parte della sua non trascurabile durata è soprendente e trasmette chiaramente il fatto che è l’ultimo capitolo a cui Bay mette le mani. Sotto questo profilo il film ti si presenta come un addio. Ed è un bell’addio per chi ha visto al cinema il primo film e ha seguito il lavoro fino ad oggi.

L’idea di vedere questo film in 3D mi venne subito dopo l’idea di guardare il film al cinema, ieri mattina. Se i recensori di tutto il mondo devono trovare qualcosa di positivo in questo film, lo fanno proprio in riferimento al 3D. Accontentiamoli mi sono detto. Mi sono pentito? Decisamente no. Personalmente è il secondo film in 3D che vedo e mi ritengo largamente soddisfatto: per quanto abbia dichiarato di non volerlo realizzare in 3D, mr Bay ha realizzato qualcosa di veramente superbo. Questo ha influito sul suo stile personale, tutto movimenti nevrotici che ti trasportano direttamente nel mezzo dell’azione, qualcosa che può andare bene per un pò ma che in un film di due ore e mezzo ti fa venire il mal di testa (Revenge of the Fallen soffriva proprio di questo problema, tra i tanti problemi). Ecco, finalmente tutto ciò scompare e il film diventa lineare, i movimenti camera sono più tradizionali e panoramici, l’azione decisamente più comprensibile e il tutto più godibile. Ci volevano le grosse cineprese per il 3D per calmare Bay? A quanto pare si. Mi verrebbe quasi da chiedere come mai Avatar non sia uscito nel 2008: almeno avremmo visto Revenge of the Fallen sotto un’altra prospettiva. La terza dimensione aiuta ad aumentare notevolmente lo spettacolo, che sia lo spazio profondo piuttosto che la grande battaglia finale. Ad accompagnare la pellicola alcuni rallenty nei punti più caotici. Il risultato è la piena comprensione, finalmente, di chi ammazza/colpisce chi e di cosa accade nei grandi campi di battaglia che il regista ci propone per quest’apocalisse finale. La sequenza decisamente migliore per il 3D? Per l’impatto visivo sicuramente la scena in volo dei militari, tra i palazzi di Chicago, spettacolo che si ripete per due volte. Ecco, durante quella scena ho spalancato gli occhi e continuato a ripetere sotto voce ad un mio amico “E’ matto! E’ un maledetto pazzo!”, mentre lui se la rideva sotto i baffi. Insomma, ottimo uso e ottima qualità di questo 3D, mai un calo di nitidità, mai delle scie fastidiose degli oggetti che uscivano dallo schermo. Sotto questo aspetto, quindi, la scelta di guardarlo in 3D si è rivelata decisamente azzeccata. Niente da rimproverare.

Sulla CG, cosa dire? Come in Revenge of the Fallen, anche qui ci troviamo di fronte al mega giocattolone tutto effetti speciali. E’ la terza volta che assistiamo a questo grande sforzo da parte della ILM. Penso sia ora di dare la statuetta per il comparto grafico, oltre a quella per il comparto sonoro, decisamente eccellente a chi ha lavorato su questo film, davvero. Il realismo dei robot in questo film se possibile è anche maggiore di quello raggiunto nei film precedenti e la loro complessità non fa altro che aumentarne il valore. La statuetta è più che dovuta. Bellissimo Sentinel Prime e ancora più bello Shockwave, che mi aveva già fatto “innamorare” nel trailer. Per la continuity fortunatamente i protagonisti principali non vedono cambiamenti visibili del loro look, per quanto qualche novità ci sia comunque e mi riferisco al rimorchio di Prime e al nuovo look di Megatron per quanto riguarda sia la sua forma veicolo – è un veicolo terrestre in questo caso – sia per quanto riguarda la sua forma corporea – un colore sul marroncino ruggine. Il numero di inquadrature digitali in questo film ammonta a qualche migliaio penso, vista la durata, ma in ognuna si ha la perfezione che solo la ILM riesce a conferire nei suoi lavori. I lavori digitali si integrano perfettamente con l’ambiente circostante e riescono ad interagire benissimo anche con gli attori. Se i Transformers esistessero veramente non avremmo avuto dubbi sul loro coinvolgimento in questo film!

Capitolo storia. Le aggiunte di Kruger nel secondo film mi facevano temere il peggio per questo terzo film, ma alla fine dello spettacolo ieri sera ho lasciato la sala decisamente soddisfatto. Che dire, sicuramente ad una seconda visione uscirà fuori qualche buco di sceneggiatura più o meno importante, ma per ora, dopo la prima visione, devo dire che quei pochi problemi che ho riscontrato non sono poi così gravi. I primi 10 minuti toccano la vetta massima di questa trilogia per atmosfera, per idee e ovviamente per il modo in cui introducono il film. La reinterpretazione della storia dell’arrivo dell’uomo sulla Luna è geniale e altrettanto geniale il montaggio tra sequenze storiche e sequenze girate in studio. Poi si parte illustrando le due linee narrative inaspettatamente separate tra di loro: da una parte le indagini del NEST con gli Autobot e dall’altra la vita di Sam, il salvatore della Terra che non riesce a trovare un lavoro. Come al solito a Sam vengono affidate gag e situazioni divertenti per cui per un bel pò del primo tempo ci troviamo a sorridere o a ridere di fronte a situazioni assurde che finiscono sempre col metterlo in ridicolo. Vengono introdotti quindi i nuovi personaggi: la nuova ragazza di Sam – la bionda Carly interpretata da Rosie Huntington-Whiteley – il datore di lavoro di Carly, interpretato da Patrick Dempsey e il datore di lavoro di Sam interpretato da John Malkovich. La storia prosegue un pò col contagocce in questa parte iniziale del film fin quando una scoperta sconcertante non da il via libera e il film entra definitivamente nel clou. Quando si capisce che una nuova minaccia rischia di far scoppiare una nuova guerra tra Transformers sulla Terra, poi, accade l’incredibile e la situazione peggiora portando il mondo sull’orlo dell’apocalisse. Solo gli Autobot, guidati da una furia mai vista prima, saranno in grado di dare una mano a quei pochi membri del NEST ancora in vita per debellare questa nuova minaccia.

La storia mostra sicuramente meno inaccuratezze del secondo film, su questo non c’è dubbio. Come dicevo prima di difetti sicuramente se ne trovano a voler fare i pignoli, ma se il pubblico ha apprezzato quel colabrodo di Revenge of the Fallen non capisco come possa non apprezzare questo film. Quello che rende questo terzo film superiore al secondo, a mio modo di vedere le cose, è l’assenza quasi totale di riferimenti espliciti al sesso, battute sconce e parolacce usate in modo eccessivo. Anche questo fattore, badate, è importante. Qui si rientra nel tipo di intrattenimento mostrato dal primo, bellissimo, film. Qualche parolaccia c’è, ma non da quel fastidio che davano le tante volgarità del secondo film. La parte più lenta del film non mi ha annoiato. Molti avranno sbadigliato, ma bisogna prenderne atto: questo terzo capitolo non parte in quarta come visto per il secondo film. E’ un continuo crescere fino ad arrivare al grande finale con fuochi d’artificio. L’ho apprezzato decisamente di più, devo ammetterlo. In questo modo si lascia spazio alla storia, si smorza l’azione, si evita di farlo diventar un film totalmente basato sulle esplosioni. Su questo aspetto il regista si è quasi ridimensionato per poi dare il massimo nella battaglia finale: quasi 40 minuti di film che si vivono con le palpitazioni per quanto si vede (e si tocca quasi, visto il 3D sbalorditivo). Se qualcosa non va per davvero, lo si deve cercare nel finale, troppo affrettato.

Le interpretazioni sono tuttavia sufficienti, visto che si parla di un film di Bay. Certo, si deve riconoscere che neanche questa volta si assiste ad un minimo di approfondimento sui personaggi, ma questo aspetto non è il marchio di fabbrica dei film di questo regista, quindi è un difetto di base. LeBeouf è il solito Sam: in questa occasione è decisamente più coinvolto visti i risvolti della storia. Mi è piaciuta la sua prova. Tra le new entry Rosie Huntington-Whiteley si è dimostrata meglio di quanto pensassi. Non è un’attrice, ma almeno il suo ruolo da bambola lo svolge alla grande; si rimpiange la bellissima Fox, ma con questa biondona lo spettacolo è comunque piacevole. Il resto è di contorno: i due cari militari del NEST – Lennox e Epps – così come l’agente Simmons (sempre divertente con le sue battute, ovvio!), i genitori di Sam e tutta la squadra dei diplomatici della casa agiscono sullo sfondo, rientrano nel caos programmato della battaglia, ma si limitano a questo. Non che in questi film si richieda chissà quale sforzo.

Colonne sonore? Belle. Non al livello di quelle realizzate per il primo film, su questo non ci piove, però sono sicuramente ben realizzate. Visto il clima che si respira durante le due ore e mezza i lcompositore Jablonsky ha pensato bene di adottare una linea più similare a quella del secondo film. Vengono a mancare pezzi del calibro di Autobot, di Arrival to Earth e No Sacrifice, No Victory, però nel complesso questi temi vengono presi ed adattati. All’ascolto l’album propone pochi nuovi temi, ma fa lo sporco lavoro di rendere apocalittiche quelle scene ad alto tasso di distruzione. Ad un confronto coi lavori precedenti, direi che questo Dark of the Moon si posiziona poco al di sopra di Revenge of the Fallen.

In generale, quindi, vale la pena di guardarlo almeno una volta. Chi è preoccupato per il destino dei suoi beniamini, siano essi Autobots o Decepticons, non può perdersi questo spettacolo unico. Qualche delusione si leverà sicuramente dai fan della serie più accaniti, in quanto anche in questo caso colui che non dovrebbe avere concorrenti per il Comando dei cattivi, tale Megatron, figura come villain secondario, vile servo che solamente nel finale si sveglia, cercando di porre rimedio ad una situazione precipitata – per lui e per i suoi alleati – definitivamente nell’abisso. Il ridimensionamento di questo personaggio lo si deve solo ed esclusivamente alla scelta di porlo come villain principale durante il primo episodio, il che ha obbligato gli sceneggiatori a cercare villain diversi nei film successivi in questo modo arginando il perfido capo dei Decepticons ad una semplice macchietta, malvagia si, ma per nulla centrale nella narrazione.